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I quattro erano stati arrestati dalla Guardia di finanza
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, a Recco (Genova), dove era stata passata la busta coi soldi. Secondo i militari delle fiamme gialle, coordinati dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dal sostituto Massimo Terrile, quella mazzetta era un «acconto» di una tangente più grande per agevolare la transazione che la Securpol doveva discutere l’indomani. La società aveva un debito di 20 milioni con il Fisco. Alla cena partecipò anche il commercialista genovese Stefano Quaglia che secondo gli inquirenti era il «facilitatore» dell’operazione, e che venne solo denunciato. Per gli inquirenti, Pardini avrebbe assicurato ai tre consulenti che si sarebbe occupato della vicenda, facendo ottenere uno sconto notevole.
L’inchiesta era nata dopo il trasferimento della sede della Securpol a Genova senza alcun apparente motivo : questo aveva portato gli investigatori anche ad usare intercettazioni telefoniche e ambientali per capire il motivo del trasferimento. Ciò ha permesso di scoprire le ragioni e il caso di corruzione. Dopo l’arresto Pardini era stato sospeso. Il pm ha chiesto il giudizio immediato per i quattro, mentre sono ancora al vaglio degli inquirenti altre transazioni di cui Pardini si era occupato. Per gli investigatori quello non sarebbe stato l’unico episodio corruttivo e per questo avevano sequestrato tutta la documentazione dai suoi uffici. Il direttore, originario di Livorno, era arrivato a Genova due anni fa.